October 25, 2018

Genesi del fenomeno Escape Room: in principio….era il Pong

In origine c’era il PONG: uno schermo nero con due asticelle bianche, una pallina che rimbalza tra loro e un joystick. Per i ragazzi degli anni ’70 era il futuro: poter giocare a ping pong senza muoversi da casa, senza stancarsi, quando si vuole, da soli o in compagnia.


Da allora i videogiochi ne hanno fatta di strada: mondi dove idraulici raccolgono funghi e monetine per salvare principesse, scontri di karate senza esclusioni di colpi, avvenenti archeologhe che cercano manufatti perduti…ma più avanti siamo andati più è cresciuta la voglia di immedesimarsi nei personaggi e nelle storie dello schermo e di sentirle più vere.

La grafica è diventata più realistica e si inizia a giocare utilizzando il punto di vista del personaggio, il progredire del gioco non è più così statico, ma varia a seconda delle scelte del giocatore.

L’evoluzione naturale dei videogame è stata il gioco “punta e clicca” dove è importantissima l’interazione tra il giocatore e il gioco: attraverso il mouse si interagisce con oggetti, luoghi, persone mettendo in atto le azioni più svariate. Il personaggio è quindi completamente sotto il nostro controllo e grazie agli elementi a sua disposizione e alla loro combinazione riesce a risolvere enigmi più o meno complessi.

Gli enigmi sono alla base di un gioco ben riuscito: oggetti e indizi sono disseminati in giro e vanno recuperati e conservati perché uno dei tratti distintivi di questi giochi è il ragionamento sul loro uso ed è quindi importante usarli nel contesto e nel modo giusto.

A questo punto perché non trasferire il tutto in un luogo reale, dove i cassetti si aprono davvero, dove i lucchetti hanno codici che solo con la nostra manualità è possibile aprire, dove ogni pezzo del puzzle va fisicamente messo nel posto giusto?

Nasce così l’idea dell’Escape Room, ma qui il gioco si fa più complicato: il tempo diventa un elemento importantissimo perché per risolvere tutti gli enigmi avrete a disposizione solo 60 minuti. Ma come si dice in questi casi, quando il gioco si fa duro…